Articolo Corriere

L’evoluzione sostenibile del tessile

Solo negli ultimi tempi è cresciuta una forte sensibilità verso l’ambiente, l’economia circolare e tutti gli aspetti concernenti la sostenibilità che per tanti, troppi anni non è stata al centro degli interessi dell’Occidente impegnato in uno sviluppo incessante. La manifattura è chiamata quindi a rivedere completamente le proprie dina- miche espansive che non potranno prescindere dalle tre P che compongono il tema della sostenibilità. E quindi sarà giocoforza unire alla P di profitti, necessari alla sostenibilità economica, anche quella legata al pianeta e quella legata alle persone: quindi sviluppare il proprio business salvaguardando il pianeta a partire dal territo- rio in cui l’impresa opera e tutelando le persone impegnate nelle realtà manifatturiere. Tutti questi temi sono particolarmente sentiti dal mondo della moda che sempre più, a partire dai maggiori brand, sta riposizionando le proprie attività intorno a questi concetti. Tutto questo rimette in gioco, dopo un oblio durato un quarto di secolo, lo storico distretto tessile pratese che si vanta di attuare l’economia circolare e quindi il recupero e il riutilizzo degli abiti dismessi da tantissimo tempo, ben prima che questo diventasse di moda e anzi quando era decisamente fuori-moda. Questo ha determinato un impoverimento del tessuto industriale dell’area pratese che però è riuscita miracolosamente a tenere in piedi un po’ tutta la lunga filiera che lo anima e che oggi può tornare al centro del villaggio della moda com’era già cinquant’anni fa. La classica lana cardata da sempre cavallo di battaglia degli imprenditori pratesi è spesso e volentieri frutto del recupero di cenci che arrivano a Prato da tutto il mondo e che vengono poi reimmessi nel circuito produttivo attraverso la lunga filiera di piccole realtà produttive ancora pienamente artigiane. Infatti si può ritenere questa galassia di piccole e piccolissime realtà artigianali il vero collante di un distretto come quello pratese che si basa ancora su un meticoloso lavoro manuale che richiede l’ausilio di persone e non di macchine, persone che, purtroppo, oggi si fa fatica a trovare forse perché allettate dai lavori del futuro. Ma, come si è visto per l’economia circolare, talvolta anche i lavori del passato hanno un futuro e dall’impegno, in questo senso, dei governanti e delle scuole passa molto del futuro dell’Italia: finché ci sarà manifattura serviranno le mani affinché la fattura sia vero Made in Italy.